Per le vie del caffè ad Hanoi
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Anche se mi sono svegliata all’alba stamattina, eccomi qui a mezzanotte passata con gli occhi spalancati, più sveglia di un grillo. Sono ad Hanoi, in Vietnam, e oggi ho fatto un tour del caffè. Durante il giro non abbiamo bevuto una quantità esagerata di caffè, ma per qualche motivo non riesco a chiudere occhio. Forse anche perché in Vietnam spesso ti propinano la qualità robusta. E questo significa tanta, tanta… caffeina! Fin troppa. E te lo dice qualcuno che è cresciuto a espresso. Che più tardi è diventato corretto, ma quella è un’altra storia…
Il Vietnam è il secondo esportatore al mondo di caffè, dopo il Brasile. Ci sono più caffetterie che persone. Mi chiedo come facciano a non andare a gambe all’aria. Certe sono davvero adorabili, decorate con gusto ed estro estetico.
“La preparazione è un vero rituale. Il tutto avviene con il tipico filtro appoggiato su un bicchiere…”
La guida, un ventenne pieno di orgoglio nazionale ed entusiasmo per il suo lavoro, ci ha accompagnato alla prima tappa per assaporare il caffè tradizionale vietnamita, quello filtrato. La preparazione è un vero rituale. Il tutto avviene con il tipico filtro che si appoggia su una singola tazzina o un bicchiere.
È meglio usare il bicchiere di vetro perché così vedi il caffè filtrato riempirlo goccia dopo goccia… letteralmente. E molto lentamente: chi avrebbe mai detto che bere un caffè in Vietnam potesse essere utile anche per imparare la virtù della pazienza? Metodo dal fascino antico ma improponibile se devi timbrare il cartellino. Così questa specialità si addice molto alla vacanza o alla disoccupazione.
Come dicevo, la robusta è combattiva. Forte, quasi da spaccare lo stomaco. Infatti, la guida ci ha avvisati il giorno prima di arrivare a stomaco pieno. Senza prima aver sgranocchiato qualcosa, infatti, quel caffè potrebbe essere letale. La prima sorsata è stata black. Pura. Niente zucchero né altri ingredienti. Per assaporarne l’aroma essenziale. Poi, grazie al cielo, abbiamo addolcito con del latte condensato. E la bevanda ha cambiato personalità!
Un caffè tradizionale servito in un locale super trendy, con i ragazzini che facevano due chiacchiere tra una sorsata e l’altra. Interni moderni e minimalisti. Ricordava molto la Svezia. Il profumo del caffè permeava nell’aria… un sogno a occhi aperti in un vicolo timido di Hanoi.
Seconda fermata: la location di una catena di caffetterie che richiama al periodo comunista vietnamita… nell’arredo, ovviamente, perché i prezzi non sono poi così comunisti. Dato che la catena è onnipresente ad Hanoi, avevo già visitato diverse location ma non quella prevista nel tour. In pieno centro, vicino alla cattedrale. Il marchio ha 30 anni ed è famoso in tutto il paese, non solo nella capitale. Qui abbiamo degustato un caffè freddo. Sul menù lo chiamano caffè, ma di caffè ce n’era solo una goccia accompagnata dagli altri ingredienti: ghiaccio, zucchero, latte condensato (sì, ancora!) e… difficile a dirsi, ma in ogni caso una bomba calorica. Irresistibile.
Abbiamo fatto quindi una pausa snack prima dell’ultima fermata: egg coffee… ovvero, il caffè all’uovo. La guida l’ha descritto come il cappuccino vietnamita. E, sì, di aspetto ci assomiglia. La differenza è che la schiuma non è latte montato, ma è composta da uova, zucchero e l’immancabile latte condensato. Essenzialmente, un attacco di cuore in una tazza. Delizioso, però. Vale di certo la pena rischiare il diabete.
Al termine del tour, la guida ci ha anche fatto un regalino, il filtro per preparare il caffè tipico. Che tenero! Da provare non appena sarò di ritorno a casa.